Annata superlativa anche per il settore giovanile, Franko: «Un viaggio fantastico»
Se la formazione dei ‘grandi’ ha dominato la stagione, portando a casa Supercoppa Italiana, Coppa Italia e campionato, il settore giovanile dell’HC Milano non è stato da meno. Anzi, anche qui si è scritta una bellissima pagina di storia, perché finalmente è arrivato il primo titolo di campione d'Italia giovanile con l’Under 12; merito anche del coach Juraj Franko: «Ma io sono stato seduto comodo in panchina, li ho solo guidati con Gabriele Fumagalli. Di certo è stato un viaggio fantastico, anche perché questi ragazzi ogni anno hanno ottenuto una medaglia diversa. L’anno scorso erano arrivati secondi dietro gli Asiago Viperse due anni fa terzi».
Un gruppo unito, coeso, che ha raggiunto risultati storici: «Sono più o meno gli stessi ragazzi - prosegue Juraj ‘Frenky’ Franko - è un bel segnale per il futuro. Stiamo lavorando bene ormai da 3/4 anni, abbiamo circa 20 ragazzi e 50 bambini tra avviamento e hockey; inoltre copriamo ogni categoria, anche la femminile che quest’anno ha disputato il suo primo campionato».
Ma dove possono arrivare questi ragazzi? «Negli Under 14 abbiamo diversi ragazzi nelle nazionali di categoria, anche dell’hockey ghiaccio. Altri cinque fanno parte dell’Under 16 e altri a breve entreranno in Under 18 e Under 20. Insomma, le prospettive sono ottime e personalmente reputo che alcuni di loro possano giocare tranquillamente in Serie A. Certo, il percorso è lungo e sul cammino di un ragazzo ci sono mille imprevisti: la scuola, lo studio, la ragazza, gli amici... senza dimenticare i genitori. Bisogna essere molto attenti, è un attimo rovinare il talento: c’è chi vuole solo divertirsi e chi punta ad andare a giocare in NHL, in Svizzera o altrove, per ognuno c’è spazio».
Il genitore, dicevamo: «E’ importante che rimanga nel suo ruolo, perché i ragazzi devono anche poter sbagliare, altrimenti non cresceranno mai. Io spero vivamente che i sogni personali di questi ragazzi, tutti, si possano realizzare. Per me vorrebbe dire aver svolto appieno il mio ruolo; che non è quello di insegnare hockey, ma di dare loro un’educazione attraverso lo sport».